lunedì 10 febbraio 2025

Istantanee: il diario del mio viaggio in Sudafrica (con incursioni in Lesotho e Swaziland)

SUDAFRICA (26 luglio – 21 agosto 2024)

Per la mia seconda volta nell'Africa vera, quella subsahariana (perché in effetti cose come il Marocco, l'Egitto o la Tunisia fanno storia a parte e di Africa hanno ben poco), mi sono tolto lo sfizio di arrivare il più "giù" possibile.
sudafrica diario di viaggio
pingu
con il mezzo
Che poi, anche la prima volta, benché fossero mete piuttosto insolite, l'insieme Ghana-Togo-Benin viene spesso apostrofato come "Africa per principianti" poiché sono politicamente stabili e sicuri da girare anche a piedi, da soli e di notte.
Il Sudafrica invece, beh, stabile lo è, forse anche il più sviluppato tra i paesi del continente, però non è proprio famosissimo per la sicurezza delle sue maggiori città e perciò stavolta, dopo parecchi anni, una puntina di inquietudine a viaggiare da solo e fai da te sono tornato a sentirla.
Però la curiosità e le aspettative di ciò che potrò fare e vedere sono enormemente più grandi, così come la consapevolezza che il normale buonsenso mi terrà al sicuro dai guai. E se poi dopo il tramonto dovrò girare poco e solo in macchina, ahimè, lo farò, tanto ne ho affittata una per tutta la durata del mio viaggio, speriamo solo che non mi impiccio troppo con la guida a sinistra.

Città del Capo dunque.
Si dice che sia la città più bella del continente, una delle più belle del mondo, ed effettivamente la sua fama è meritata.
muizemberg beach
Certo, il CBD (il Central Business District, il centro vero e proprio, con la mariuana legale la sigla non c'entra nulla) ha un aspetto un po' losco, soprattutto dopo il tramonto ma un pochettino anche di giorno, però ci sono superbi palazzi storici, giardini meravigliosi e molte altre cose da vedere. E poi tutto sommato non è poi così pericolosa da girare a piedi.
Il primo giorno purtroppo il tempo è stato pessimo, così già a metà mattinata ho abbandonato l'idea di arrivare in punta al Capo e mi sono concentrato sulle zone urbane più centrali.
Fuori dal CBD lungo la costa la sensazione è però diversa, sembra di stare in qualche città del nord Europa e la situazione ispira più sicurezza: il Waterfront, Sea Point o Camps Bay sono in effetti posti splendidi che trasudano ricchezza e su tutto aleggiano le meravigliose vedute sulla costa e sulla Table Mountain, sulla quale difficilmente riuscirò a salire se il tempo rimane questo.
sudafrica diario di viaggio
incontri nella penisola
Intanto però, oggi sprazzi di sole alternati a nuvole e qualche scroscio, quindi bisognava cogliere l'occasione per arrivare fino al Capo. Il parco nazionale intorno ad esso è selvaggio, affascinante, fatto di cespugli e acquitrini, ricco di panorami e animali selvaggi (ho visto struzzi e una banda di babbuini). Poi c'erano le cose imperdibili da fare, tipo salutare i pinguini a Boulders Beach o vedere la Hout Bay (peccato che la strada panoramica a pagamento dopo di questa fosse chiusa). E poi montagne, rupi, scogliere, vigneti, baiette, villaggi balneari o di pescatori (dove magari incontrare una foca sul molo in cerca di cibo facile), paesaggi meravigliosi ovunque: si, la penisola del Capo di Buona Speranza è un posto clamoroso.
La pioggia però mi ha limitato, speriamo di riuscire a fare anche domani un bel po' di cose, intanto stasera a cena una bella bistecca di struzzo me la sono concessa, dopo averli visti in giornata liberi a brucare m'era venuta voglia.

E insomma, Cape Town è stata penalizzata dalla pioggia. Anche l'ultimo giorno il tempo è stato sul variabile/bruttarello, quindi meno possibilità di fare e vedere cose.
sudafrica diario di viaggio
babbuini
Però anche con le nuvole che incappucciano la Table Mountain e qualche scroscio, i giardini botanici di Kirstenbosch sono eccezionali, ricchi di ambienti che vanno dal bosco selvaggio ai prati perfettamente curati e alle aiuole ragionate e pazienza se qualche veduta panoramica non era al suo massimo, vale comunque la pena di passarci delle ore e di infilarsi anche negli angoli più reconditi.
Visto che di salire in cima alla montagna non c'era verso (tra l'altro la strada per la cabinovia è chiusa per lavori), il pomeriggio se lo è preso Bo-Kaap, il quartiere arcobaleno, non nel senso di sensibile ai diritti lgbt, anzi, è pieno di moschee e le maggiori rivendicazioni sui muri riguardano FREE GAZA!!!, bensì proprio perché le casette sono a tinte pastello di tutti i colori. Molto grazioso e pittoresco non c'è che dire, in certi angoli con l'acciottolato quasi ricorda Trinidad, meno aggiustato certo, però che potenzialità.
bo kaap
Oggi finalmente sole! Però mi toccava andare via e lasciare Città del Capo (capocapocapocapocapocapocapo...l'amaro del capo...sono 4 giorni che mi frulla in testa...anzi...in capo).
Però prima di tutto ho approfittato del cielo azzurro per salire su a Signal Hill e godermi le spettacolari vedute sulla città e sulla Table Mountain finalmente libera dal cappuccio di nuvole, che dire: di una bellezza devastante che ripaga tutta l'attesa di un po' di bel tempo ma che lascia pure un bel po' di rimpianti per non poterne usufruire di più. Alla fine 4 notti si sono rivelate poche, considerando tempi tecnici e rallentamenti atmosferici alla fine il tempo utile è stato di 3 giorni scarsi e alcune cose importanti sono state ridimensionate o proprio saltate, come la gita in battello a Robben Isaland o proprio la salita in cima alla Table Mountain, ma vabbè, lasciarsi un valida scusa per tornare non è sempre un male.
Per consolarmi intanto sono arrivato a Stellenbosch, centro nevralgico della produzione di vino sudafricana. Le dolci colline che la circondano sono letteralmente riempite di vigne, i paesaggi sono poetici e le tenute che producono il prezioso nettare sono diverse dozzine.
sudafrica diario di viaggio
assaggi
Le Wine Farms sono degli autentici paradisi, con ettari e ettari di campi e vigne, paesaggi ameni con fiumi e montagne sullo sfondo, edifici vecchi di secoli, servizi di ogni tipo che vanno dai sentieri ai tour guidati agli hotel con spa e ristoranti, trainati ovviamente dalla possibilità di fare degustazioni: solo che 6 assaggi a 4 euro scarsi prima di mezzogiorno non sono facili da assorbire, ma in certi casi bisogna sacrificarsi (tra l'altro ho scoperto la mia passione per lo chenin blanc, sembra quasi di addentare un frutto di guava), speriamo solo che non mi fanno il palloncino.
Anche la cittadina merita, esibisce una vera collezione di dimore sette-ottocentesche e un'aria d'altri tempi vivacizzata da un grosso campus universitario, un posto da gente coi soldi, ma intorno al centro non mancano le township che fanno sì che tu, col tuo stipendio da insegnante italiano di ruolo, sia in effetti uno coi soldi.

Dunque era ora di allontanarsi dalle zone più urbanizzate intorno a Città del Capo e inoltrarsi nel selvaggio territorio sudafricano, che poi per la maggior parte, almeno per ora, si sono rivelati verdi campi.
con le palle di pelo
Della cittadina costiera di Hermanus si dice che sia il posto migliore del mondo per vedere le balene da terra. Pare infatti che le balene franche australi in questo periodo bazzichino questo tratto di costa e sia facile avvistarle, peccato non si siano fatte vedere manco col binocolo. Vabbè, un pomeriggio e un'inizio di mattinata non è molto tempo per fargli la posta, però un minimo ci speravo, in compenso durante la bella passeggiata lungo i sentieri sopra le alte scogliere, oltre a vedere onde possenti che si infrangevano con schizzi alti metri, ho potuto osservare moltissime specie differenti di pennuti e fare la conoscenza con delle curiose, simpatiche e paffute palle di pelo che non so dire se siano roditori o marsupiali, propenderei per la prima ma il loro muso molto somigliante ai pucciosissimi quokka australiani mi lascia qualche dubbio. Mi informerò.
Oggi invece avevo uno dei trasferimenti più lunghi del viaggio, quasi 500 km, compresa una deviazione per Capo Agulhas.
Poco si sa che è in effetti quest'ultimo e non il ben più famoso Capo di Buona Speranza a detenere il titolo di punto più a sud dell'Africa e a dividere di fatto i due oceani, quindi passando da queste parti un'occhiata era d'obbligo, poi è di certo meno scenografico della sua celebre e famigerata controparte, però qualche particolare sensazione la regala comunque.
sudafrica diario di viaggio
palla di pelo
Guidare lungo la Garden Route è ad ogni modo un'esperienza emozionante: si procede infatti facendo su giù sulle colline tra la costa e le montagne più all'interno, attraversando campi, coltivazioni, distese di fiori gialli, boschi, fiumi con le loro vallette e specchi d'acqua interni, in un susseguirsi di panorami paradisiaci.
La località di arrivo si chiama Knysna, una cittadina affacciata su una laguna, senza grandi cose da vedere ma importante polo turistico per l'ambientazione e la possibilità di fare passeggiate, gite in barca e pedalate nella natura. Domani lo spostamento sarà meno oneroso, magari di mattina ne approfitto per andare un po' più a fondo.
Di animali ne sto vedendo a iosa, per le balene però rosico.

"September '77. Port Elizabeth, weather fine".
È l'incipit di una canzone non solo maestosamente bella ma anche tremendamente significativa, soprattutto considerando che è uscita nel 1980 e oltretutto ha fatto da colonna sonora al film per cui Denzel Washington ha ricevuto la sua prima candidatura all'Oscar (guardatevi questa particolarissima versione del 2021 e ditemi se vi piace).
in spiaggia a port elizabeth
Ed eccomi dunque a Port Elizabeth (e il tempo è effettivamente buono), che tre anni fa ha cambiato nome nell'indifferenza di tutti i suoi abitanti che continuano imperterriti a chiamarla così (ora si chiama Gqeberha, non ho idea di come si pronunci), che detiene le peggiori statistiche sulla sicurezza del paese, che appunto 47 anni fa fu teatro di uno degli episodi di violenza legati all'apartheid più efferati e simbolici, che ora più che mai ci ricorda che in questo paese la separazione è ancora evidente, non su base razziale ma economica, con le famiglie benestanti (che in massima parte sono comunque bianche) da una parte e i poveri (che sono quasi solamente neri, anche se qualche barbone bianco l'ho visto in realtà) dall'altra.
Però devo dire che la città, la quinta per grandezza in Sudafrica, non sembra poi questo far west di cui parlano le guide, il centro è anche abbastanza vivace e gradevole da girare a piedi (di giorno, pare che di notte sia deserto) e mostra diversi splendidi edifici coloniali, mentre alcuni quartieri residenziali, come quello in cui alloggio, non sono affatto male, ma forse è meglio non finire nelle zone sbagliate.
Ma torniamo a qualcosa di più leggero: ho fatto il mio primo safari ed è stato fichissimo.
sudafrica diario di viaggio
elefante gasato
Proprio vicino Port Elizabeth si trova infatti l'Addo Elephants National Park, dove effettuare dei game drive con la propria macchina (solo non si può scendere da essa, non sia mai che diventi cibo) ammirando da vicino gli animali selvatici in libertà nel loro ambiente. Le star qui sono, come si può facilmente evincere, gli elefanti: ve ne sono molti ed è impossibile non imbattersi in qualche branco intento a bagnarsi nelle pozze o qualche esemplare solitario che mangia placidamente. In realtà nel parco ci dovrebbero essere tutti i big 5, solo che gli altri sono più timidi, ho giusto visto di sfuggita un bufalo, che tra l'altro è stato il primo incontro della giornata. In compenso di zebre, antilopi varie, gazzelle e soprattutto facoceri ce ne sono in abbondanza e anche di altri animali più piccoli e di uccelli ne ho visti parecchi.
Per i leoni e le iene credo che risolverò (spero, mica faranno la fine delle balene) nel Kruger, intanto però sono felice e soddisfatto.

Domenica occupata, come da programma, dallo spostamento più lungo del viaggio.
capo agulhas
Ho lasciato la costa per inoltrarmi nell'altopiano centrale del paese, oltre 750 km passati a guidare lungo sterminate distese ondulate di vegetazione bassa e piante grasse, oppure attraversando praterie adibite al pascolo, con una cittadina ogni 80 km o più e interi quarti d'ora senza incrociare altre macchine o incontrare anima viva, a meno di non contare come tali gli uccelli o i gruppi di scimmiette al lato della strada.
Il navigatore di google maps, per farmi fare la strada più breve e diretta, ha anche pensato bene di farmi percorrere 58 km di strada sterrata: larga, col fondo liscio e compatto, in ottime condizioni, con i segnali stradali e i pali della corrente, ma pur sempre una pista sterrata in mezzo al nulla. Un po' d'ansia, si.
Tutto ciò per arrivare a Kimberley, il vero manifesto delle città che immaginiamo nel vecchio far west americano.
Però qui c'è la più antica e impressionante tra le miniere di diamanti sudafricane, il regno dei De Beers, una grande voragine piena d'acqua a ridosso del centro cittadino con le gallerie scavate intorno.
La visita è molto interessante, poi intorno al museo c'è anche la ricostruzione del villaggio minerario ottocentesco con edifici originali e altri che ospitano negozi e ristoranti. Il centro moderno è invece bruttarello, per non dire di notte davvero sinistro.
Qual è la capitale di uno stato?
Quella scritta sulla costituzione, direte, dove generalmente vengono accentrati i poteri amministrativo, legislativo e giudiziario (vedi che educazione civica serve a qualcosa).
Bene, la costituzione sudafricana non indica la capitale.
sudafrica diario di viaggio
idee chiare
Per consuetudine viene indicata Pretoria poiché vi risiedono il governo e il presidente, ma il parlamento sta a Città del Capo, così che pure questa potrebbe essere considerata capitale. C'è però una terza città che può dire la sua: a Bloemfontein c'è infatti la corte suprema e tutto l'apparato del potere giudiziario: una sorta di terza capitale insomma.
Sarà per questa sua importanza, unita alla scala ridotta, che l'ho trovata piacevole, vivibile, col centro da girare a piedi e relativamente più sicura delle altre città (magari di notte diventa losca come le altre). Non mancano nemmeno un po' di punti di interesse, forse meriterebbe più considerazione e attenzione negli itinerari turistici del paese; intanto me la godo, che domani si espatria.

Passare una frontiera in Africa potrebbe sembrare un'attività non sempre semplice, soprattutto se lo si fa con la propria macchina.
con nelson
Invece è andato tutto liscio e in pochi minuti ho superato questo scoglio e mi sono ritrovato in Lesotho.
Questa piccola enclave in territorio sudafricano è un regno famoso per trovarsi tutto al di sopra dei 1500 metri di quota (e non stiamo parlando di Andorra o del Liechtenstein, tanto piccolo poi non è visto che è grande come il Belgio), un altopiano coperto di erba ingiallita dal sole da cui spuntano montagne dalla cima appiattita e vette che superano abbondantemente i 3000 metri.
Varcato il confine si entra però in un mondo sensibilmente diverso dal Sudafrica, dove si vede la povertà e le baracche di lamiera ma dove per molti versi sembra quasi di stare in nord Europa.
lesotho
mi son perso qualcosa?
Il Lesotho invece è vera Africa con caos, traffico, taxi ovunque, strade in condizioni decisamente peggiori e al lato delle quali c'è un intenso brulicare di persone e file di banchi e baracche che vendono di tutto (e il traffico si crea anche perché bisogna andare molto piano onde di evitare di investire il tizio che quasi ti si butta sotto la macchina per tentare di venderti delle arance), le case sono tutte a un piano e con i blocchetti a vista, non si vede neanche un bianco in giro, tutti sono poveri e ti sorridono sempre e con genuinità.
La capitale è Maseru, al centro della quale si vede qualche sparuto palazzone ma fuori dal CBD è la solita babele di frenetiche attività che all'approssimarsi del tramonto si intensifica al massimo con l'aggiunta di migliaia di studenti con le divise delle varie scuole che camminano in gruppi anche per chilometri per tornare a casa e appena ti vedono ti salutano ridendo: considerando quanti sono si capisce come la popolazione deve essere giovanissima.
clarens
Il bello del paese è però uscire dalla capitale e visitare le altre località, prendendo magari strade secondarie dove le auto spariscono quasi del tutto e compaiono capanne tradizionali rotonde col tetto di rami di arbusti o casette fatte di sassi che si alternano a baracche di lamiera colorata sul ciglio dove si vendono verdure o snack o cibi alla griglia, o magari vestiario oppure ospitano un barbiere.
Pecore, vacche e asinelli la fanno da padrone e può anche capitare di dover fare un trekking di un'ora e mezza per vedere delle impronte di dinosauro rimaste impresse su un pietrone (sembrano quelle di un grosso pollo...molto grosso). E ovunque panorami strepitosi e persone a piedi, alcune in abiti tipici, che appena si accorgono che sei bianco ti sorridono e ti salutano.
È stata proprio una buona idea venire in Lesotho, domani però è tempo di tornare in Sudafrica.

Anche il rientro in Sudafrica è stato rapido e indolore, un timbretto qua, uno là e vai.
spiaggia di durban
Passato il confine, l'ambientazione rimane la stessa: domina il giallo dell'erba secca (nella stagione umida, con tutto verde, queste zone devono essere davvero strepitose) e dall'altopiano sbucano queste larghe montagne dalla sommità appiattita caratterizzate da rupi di arenaria, una visione che t'immagineresti più in Arizona che in Africa. Differenze sostanziali però ci sono: la strada è migliore, sparisce il traffico, spariscono i taxi, sparisce la gente a bordo strada, spariscono i villaggi con le capanne e si torna a incontrare un centro abitato ogni 50 km.
La cittadina di Clarens, a 1850 metri di altitudine, è un po' il fulcro turistico di questa regione montuosa del Free State, un villaggio tirato a lucido fatto di cottages e una vasta spianata che funge da piazza centrale attorno alla quale pullulano pub, ristoranti, negozi di artigianato e gallerie d'arte. Di bellissimo, oltre al panorama montano dove finalmente si vedono dei picchi e non solo dei plateau (la strada che porta verso Harrismith è davvero spettacolare), c'è che ho potuto parcheggiare la macchina al mio arrivo in hotel e poi muovermi finalmente solo esclusivamente a piedi, anche di notte e anche per andare a esplorare qualche sentiero nella riserva accanto all'abitato (che forse meritava più tempo ma anche più attrezzatura e pianificazione e mappe per studiare i vari sentieri).
lesotho
lesotho
Clarens era però solo una scusa per spezzare il viaggio che dal Lesotho doveva riportarmi sulla costa, quindi eccomi a Durban, terza città del paese e maggiore porto, un tempo abbastanza famigerata ma che con l'occasione dei mondiali di calcio si è data una bella ripulita e ora è una metropoli vivace e piacevole.
Simbolo di ciò è proprio lo stadio, trasformato in una vera e propria area ricreativa per tutti. In generale poi, ci sono diverse altre zone "bonificate" dove muoversi in sicurezza a piedi come alcuni bei parchi, lo splendido lungomare con la lunghissima e ampia spiaggia piena di gente che passeggia o fa il bagno (si, qui fa caldo, se avessi portato sandali e calzoncini li avrei indossati) o infine il wharf nella zona del porto, che è molto più spiccio di quello di Cape Town ma comunque gradevole.
sudafrica diario di viaggio
durban
Anche il CBD di giorno è sicuro, praticamente si trasforma in un enorme mercato pieno di gente dove vicoli e marciapiedi ospitano banchetti di manicure, acconciature, verdure, gadget e vestiti, ma poi ci sono anche i negozi veri e propri e i vari grandi magazzini. Oggi ho dunque potuto camminare un bel po', certo poi girando in macchina si vede che alcune zone è meglio lasciarle stare e di notte forse è meglio non osare troppo, intanto però una delle aree sicure di sera ce l'ho proprio fuori dal cancello della mia guesthouse: Florida Road è infatti una sfilata continua di bar e ristoranti e c'è un buon movimento, quindi per queste due serate (tre con quella a Clarens) sono potuto uscire per cenare andando a piedi...sono quasi emozionato.
Durban quindi si è rivelata davvero niente male, ma ho ancora molto da scoprire in questo viaggio.

Per il mio quarto compleanno, un milione di anni fa, mi feci regalare un atlante geografico, visto che dovevo rubare sempre quello di mio nonno ne volevo uno tutto per me. Sfogliandolo mi soffermavo spesso a guardare le bandiere dei vari stati e una delle mie preferite era quella dello Swaziland, con quei colori viola melanzana (che qui pare un po' più un rosso) e azzurro e quelle forme strane.
in swaziland
Ebbene, oggi ho fatto il mio ingresso nello Swaziland (che ora ufficialmente si chiama eSwatini, che vuol dire terra dove vive la popolazione swazi, cioè Swaziland!).
Questo piccolo regno, grande suppergiù come il Lazio, è stretto tra il Sudafrica e il Mozambico, ma non è tutto in altura come il Lesotho, infatti di giorno fa un caldo pazzesco (e visto che siamo all'inizio della primavera non voglio nemmeno immaginare cosa sia in estate).
Sono entrato da un posto di frontiera secondario a sud-est del paese e per arrivare alla mia guesthouse l'ho dovuto attraversare tutto ammirando come la pianura dove si alternavano coltivazioni e bush via via diventi una campagna collinosa per poi arrivare a delle basse e verdi montagne nel nord, dove c'è la capitale e dove per fortuna è un po' più fresco. La capitale, già, Mbabane: poche strade con qualche palazzo più alto, uffici, hotel e centri commerciali, centro che giri in 20 minuti a piedi, circondato da casette e villini molto spaziati tra loro, quasi non sembra neppure di essere in una cittadina.
Il maggiore centro abitato (avrà forse gli abitanti di Albano, anche se forse, come per la capitale, la larga cintura di villini e casette varie fa si che ne abbia in realtà molti di più) è però Manzini, una sorta di cittadina-mercato situata in basso.
studenti in swaziland
Tra le due, la verde vallata di Ezulwini ospita i siti istituzionali e culturali più importanti. Ho però il sospetto che per vedere le cose migliori bisognasse raggiungere le zone più remote distaccandosi dalla principale direttrice stradale, ma alla fine va bene così.
Differenze con il Lesotho: qui è più verde, fertile e pieno di alberi, c'è meno traffico e non ci sono taxi, è forse più sviluppato ma meno aspro, selvaggio e affascinante e non ci sono nemmeno i villaggi con le capanne (tranne nel cultural village, dove nell'arena a guardare spettacoli di canti e balli i bambini di una scuola locale mi hanno letteralmente circondato, anche se di gruppi di turisti bianchi ce ne erano diversi altri: si vede che l'aura da prof non riesco a nasconderla), ci sono in generale più turisti bianchi, probabilmente per la vicinanza col Kruger.
Le analogie sono invece che le persone sono tranquille, semplici e amichevoli, davvero la sensazione è che non ci sia nessun tipo di pericolo, l'artigianato che puoi trovare è più o meno lo stesso e in entrambi i paesi il bello sta nelle montagne.
Anche questi due giorni di sconfinamento in Swaziland sono stati proprio una buona idea.

L'attrazione trainante di un viaggio in Sudafrica, oltre Cape Town, è senz'altro il Kruger National Park.
nel kruger
sudafrica diario di viaggio
cena nel kruger
Guidare la propria auto per le strade, sterrate o no, che attraversano questa vastissima riserva incontrando i vari animali selvatici grandi e piccoli nel loro ambiente naturale, trovandoseli talvolta davvero a pochi passi di distanza, è a dir poco emozionante. Un safari è proprio una figata pazzesca.
Già solo dal ponte sul fiume subito prima dei cancelli di ingresso ti affacciavi e vedevi gli ippopotami sulla riva (sapete che gli hyppo, a dispetto del loro muso pacioccoso, oltre ad essere letali sono cattivi e incazzosi e se ne incontri uno mentre sei a piedi sono cazzi amarissimi, probabilmente gli ultimi della tua vita? Hanno anche lo sguardo cattivo), poi tre intensissimi giorni di incontri a partire dalle tantissime antilopi e gazzelle varie, talmente comuni che dopo un po' smetti di guardarle e la sera a sfregio ti fai una bella di loro bistecca (acquistata allo shop già bella pronta, non c'è bisogno di andare a caccia) al barbecue. E quindi un incontro ravvicinato coi leoni, gli elefanti, i bufali, le iene che sono molto meno brutte dal vivo, le giraffe bellissime ed eleganti, le graziose e tenere (non nel senso alimentare) zebre, i simpaticissimi facoceri e gli gnu.
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'cci sua
E ancora: i babbuini, le scimmiette di montagna, i coccodrilli, di nuovo quei figli di buona donna degli ippopotami, aquile e avvoltoi, i marabu, i buffissimi buceri e una marea di altri pennuti tra cui alcuni piccoli ma dalle stupefacenti tonalità di azzurro elettrico. Non pervenuti invece, purtroppo, i rinoceronti, che come si sa sono parecchio timidi, gli sciacalli e i micioni a pois, ovvero leopardi e ghepardi, anche loro più schivi degli altri; ma del resto uno qualche motivo per fare altri safari nella sua vita ce lo dovrà pure avere no? Mica puoi vedere tutto la prima volta. Dannate balene!

Basta allontanarsi di una cinquantina di chilometri dal Kruger National Park e lo scenario cambia completamente.
nel kruger
Si sale per ritrovarsi in un ambiente montano ma molto particolare.
Un altopiano limitato da una scarpata quasi verticale alta parecchie centinaia di metri ma caratterizzato da ondulazioni e montagne coperte di boschi. Qui i fiumi hanno scavato dei profondi canyon tra i quali spicca quello maestoso del Blyde River, degno concorrente del Grand Canyon americano. È una zona bellissima, dai panorami clamorosi, ricca di fratture nel terreno in cui i corsi d'acqua si buttano dando vita a scenografiche cascate con amene e placide vallate alla base, spettacolari formazioni rocciose e foreste di conifere che interrompono pendii aspri.
Dove ci si affaccia sulla Scarpata poi fa davvero impressione. Probabilmente ci sarebbe stato bene qualche giorno in più da queste parti, anche perché dormivo in un grazioso chalet accanto a un ruscello in una valletta incantata fuori la cittadina di Sabie, veramente una fatica andarsene, però era ora di raggiungere le ultime destinazioni del viaggio.
con la classe a graskop

Certo, dopo lo Swaziland, il Kruger e il Blyde River Canyon, rientrare in una grande città è un po' uno shock, c'è però da dire che Pretoria ha un aspetto abbastanza rilassante, con i suoi viali fiancheggiati da alberi in fiore e i suoi tanti bei parchi, peccato che è talmente sparsa che per andare da una parte all'altra devi prendere l'autostrada. Il CBD è come ormai di consueto un insieme di palazzoni con uffici, grandi magazzini e centri commerciali, ma il viale centrale pedonale era una fila di bancarelle e gente a passeggio. Qui però c'è anche dell'architettura storica coloniale: la piazza centrale, Church Square, è molto bella, cinta com'è da palazzi istituzionali ottocenteschi, d'altronde siamo nella capitale amministrativa del paese e proprio per questo inoltre, a poca distanza dal centro, un altro bel parco è dominato da una collinetta dove torreggiano spettacolari gli Union Buildings, i palazzi del governo.
Un rientro soft in città prima di concludere il viaggio nella ben più ostica metropoli di Johannesburg.

Il primo impatto con Johannesburg è stato abbastanza soft: il quartiere residenziale dove alloggio, tutto stradine alberate, villette e una via piena di bar e ristoranti accanto.
graskop gorge
Quello con il centro città è invece stato abbastanza hard: cumuli di immondizia e gente che ci fruga, ceffi poco raccomandabili, la guardia della zona recintata di Constitution Hill che si preoccupa vedendoti uscire dalla sbarra.
Però l'apparenza almeno un po' inganna.
Certo, il CBD non è bello e non ha un aspetto rassicurante, sembra quasi la Manhattan di "1997 fuga da New York", ma domenica pomeriggio era pieno di gente in giro, famiglie, ragazzini, giovani (vestiti e atteggiati come i membri delle gang per fare i fighi ma al 99% erano probabilmente i soliti salami, come sono tutti a quell'età, e poi qui mica è come in America che pure i bimbi delle elementari girano con la pistola), insomma, anche stando a piedi lì in mezzo mi sembra difficile che possa succederti qualcosa. Poi alcune zone, non a caso con la parola "precinct" dopo il nome, sono ripulite, sorvegliate, vivaci, piacevoli e anche interessanti da vedere, inoltre trovarsi in mezzo a una selva di grattacieli fa sempre effetto. Anche i dintorni della città hanno motivi di interesse, situati in ambienti più "ariosi", per non dire aperta campagna: da queste parti ci sono stati infatti moltissimi ritrovamenti di resti fossili dei primi ominidi, tanto che una vasta area è ormai patrimonio UNESCO e chiamata "la culla dell'umanita", peccato però che il sito più interessante, le grotte di Sterkfontein, sia chiuso da più di due anni.
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pretoria
Domani si lascia il paese per tornare in Italia, le considerazioni le farò come sempre da casa, non potevo però andarmene senza una visita al luogo più significativo della megalopoli: Soweto, la township per eccellenza.
Anche lei, visto che lo stadio della finale si trova proprio qui, si è data una bella risistemata con i mondiali di calcio, o almeno lo hanno fatto alcune sue parti (Soweto infatti, benché parte dell'area metropolitana, si trova a 20 km dal CBD ed è una vera metropoli con oltre un milione e mezzo di abitanti e non mancano quindi vaste e degradate baraccopoli), tanto che l'ho raggiunta in autonomia con la mia macchina, ho parcheggiato proprio di fronte alla casa di Nelson Mandela, al centro della parte turistica che ormai è messa molto meglio della maggior parte dei posti che ho visto in questo viaggio, per affidarmi a uno dei tanti ragazzi che stazionano lì davanti pronti a fare da guida, rimediando un tour più che soddisfacente (ma alla fine non è che abbia speso meno).
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bello lui
Non solo, poi mi sono fatto anche un ampio giro in macchina per vedete altri punti significativi e immergermi nella realtà quotidiana del posto, dove convivono zone di villette e di baracche, senza rischiare nulla ma trovando molto su cui pensare. Dopo tutte queste emozioni però ci stava bene un pomeriggio ai giardini botanici e a fare shopping al centro commerciale, nonché una cena con una bella bisteccona, di vacca.

Ebbene, l’ultima mezza giornata o poco più del viaggio è servita per due luoghi iconici di Johannesburg che hanno però sfumature diametralmente opposte: il museo dell’apartheid e Sandton.
sudafrica diario di viaggio
pollo
Il primo è chiaramente qualcosa di imprescindibile per chi viaggia nel paese e vuole cercare di capire come si sia arrivati nella situazione attuale, anche se l’enorme quantità di informazioni storiche e culturali al suo interno costituiscono un vero bombardamento e ne rendono la visita piuttosto impegnativa. Il ricco sobborgo di Sandton è invece il nuovo cuore finanziario e commerciale della megalopoli, divenuto tale quando negli anni novanta del secolo scorso il CBD era diventato più che mai “terra di nessuno”, una specie di Canary Wharf contrapposto alla City in salsa sudafricana ma dall’aspetto quanto mai occidentale.
Il viaggio di ritorno è stato piuttosto faticoso, complici anche le oltre 6 ore di ritardo del volo Cairo-Roma con un’ora e mezzo fermi nell’aereo sulla pista, ora però, una volta a casa, posso tirare le somme con calma.
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pennuti
Si dice che il Sudafrica ti permetta di dare uno sguardo rappresentativo di tutto il continente, ma se dal punto di vista naturalistico e paesaggistico questo può essere senz’altro vero grazie all’enorme varietà di ambienti che ci si ritrova ad attraversare, dal mare ai promontori, dalle coste rocciose alle spiagge, dalle pianure alle montagne e agli altopiani, dalle foreste di sempreverdi alla giungla, da praterie e piantagioni al bush e alla savana, senza dimenticare le città di ogni tipo, questo non è tuttavia vero per quello che riguarda l’aspetto culturale e sociale, poiché anche se la stragrande maggioranza delle persone che si incontrano sono nere, anche se la grandissima separazione tra i pochi ricchi e i tanti poveri mostra degli ambienti urbani, dai villaggi semplici alle township per arrivare fino alle baraccopoli, che è facile associare all’Africa, in realtà per la maggior parte del tempo in cui si ha a che fare con l’operato umano (strade, quartieri residenziali, negozi, porti, aeroporti, zone commerciali e ricreative, centri servizi e così via) sembra quasi di essere in nord Europa e forse questo rende più soft l’impatto con un mondo che altrimenti sarebbe forse difficile da digerire.
sudafrica diario di viaggio
palle di pelo ricorrenti
Quello che è certo è che il Sudafrica è una destinazione turistica formidabile, con luoghi di una bellezza e un fascino incredibili o ricchi di significato, dove anche la storia e la cultura si ritagliano una fetta importante. Per quanto riguarda la sicurezza poi, alla fine la fama di posto pericoloso direi che è abbastanza esagerata, certo bisogna fare attenzione ed evitare che si possano creare alcune situazioni, ma in effetti con un po’ di normale buonsenso ci si tiene sicuramente lontano dai guai.
Ecco infine i classici fatti curiosi e considerazioni:

- Il navigatore di google era piuttosto in difficoltà nel pronunciare i toponomastici: diceva letteralmente “cape taun” e “cape of guddope”, “sette ti acca” street o “enne kappa walini” (per dire nkwalini, due consonati attaccate all’inizio per lui erano una tragedia);
al parco a durban
- Nel Castle of Good Hope a Città del Capo, il secondo giorno di viaggio, ho subito incontrato un gruppone di studenti italiani in vacanza studio…accidenti che bella vacanza studio!
- Per dire “vendemmia” dicono “paars” (non ho idea se si scriva così) e vendemmiano in gennaio;
- Anche in mezzo al nulla più assoluto trovi qualche africano a fare l’autostop;
- I lavori sulle strade coinvolgono km e km di tragitto e i sensi unici alternati si fanno a turni di 20 minuti a botta;
- Praticamente non esistono maschi neri a capo scoperto, portano tutti un qualche tipo di berretto, le donne invece tra trecce e acconciature strane i capelli non li coprono mai;
- In Lesotho la metà delle auto circolanti sono taxi;
- Sempre in Lesotho c’è la città di Roma, sede dell’università nazionale, mentre a pochi chilometri dalla frontiera ma in Sudafrica c’è Betlemme;
- Nella cittadina di Graaff-Reinet, la piazza centrale e piena di caprette che pascolano;
- Veder bere un fenicottero è spassoso, dato che ha il becco ricurvo all’ingiù, beve mettendo la testa sottosopra in modo che il becco diventi una conchetta;
soweto
- Nei centri delle città più grandi, tra le tante bancarelle ce n’è sempre qualcuna che vende parrucche;
- Nel mercato di Manzini, in Swaziland, nel padiglione dell’artigianato i venditori ti parlano in italiano;
- Tutti inseriscono almeno 5 o 6 “thank’you” nella stessa frase e invece di dirti “hi” o “hello” ti dicono “how are you?”;
- La pizza è diffusissima e molti locali hanno anche il forno a legna (e no, non l'ho assaggiata);
- Non ho fatto grandi casini con la guida a sinistra ma cambiare con la mano sinistra è ostico e ho grattato la seconda almeno mille volte.

Il Sudafrica è bellissimo ma il mal d’Africa non mi è venuto, è già troppo forte il mio mal d’Asia per aggiungercene un altro.
Nel frattempo, visto che sono tornato un po’ prima del solito, ho un’altra settimana di vacanza, quindi ci sta bene un viaggetto, infatti sto pubblicando dall'aeroporto :-p

Come al solito, ecco anche un breve video con le varie destinazioni toccate durante il viaggio:


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