cicogne a la rioja |
PAESI BASCHI (7-17 luglio 2022)
Ricomincio da dove avevo lasciato.
el cachorro |
Tra i (pochi) lati positivi di questa pandemia c'è che negli ultimi 12 mesi ho fatto una cosa che dicevo da anni ed essendomi preclusi viaggi nella mia amata Asia o in altri posti esotici, sono riuscito a realizzare: esplorare per bene il nord della Spagna. Così, dopo la Galizia e le Asturie 11 mesi fa, l' Extremadura e l' Aragona a natale e capodanno, per questo mio antipasto estivo (perché quest'anno, al netto di tutti gli scongiuri del caso, qualcosa di più esotico e impegnativo la faccio) ho scelto i Paesi Baschi.
Sono arrivato ieri a Bilbao da Madrid e sembra di essere in un altro mondo.
street art a bilbao |
1- non trovate che "cachorro" sia un nome molto più simpatico di "puppy" (è quella specie di cane fatto con le begonie)?
2- l'installazione chiamata "mother" non è meglio chiamarla "araña" come fanno los vizcaynos?
Sono andato a visitare Guernica, tanto per non perdere un luogo in più teatro di una tragedia, per poi dirigermi invece verso la costa a Getxo e Portugalete.
pinchos |
perplesso |
Bilbao ha sia l'aspetto moderno che quello storico che possono stuzzicare un turista, ma ero un po' deluso dal non aver incontrato qualcosa che testimoniasse il ruspante orgoglio basco (a parte il glorioso stadio San Mames, che non può passare inosservato) in quella che è considerata la città simbolo del paese, invece uscendo dal mercato della Ribera dopo un pranzo a base di colorati "pintxos", una piccola deviazione per ammirare un murale segnato su maps (che poi non era niente di speciale) e la conseguente scelta di una strada per tornare in lidi più centrali mi hanno catapultato nel mezzo di un quartiere molto alternativo, ricco di murales a tinte politiche, dove le bandiere di Euskadi e quelle dell' Athletic pendono dalle finestre insieme agli striscioni con le rivendicazioni, un quartiere che sfuma ben presto nella multietnicità, con le tavole calde degli immigrati e la gente per strada con le tuniche tipiche dei musulmani nordafricani, un quartiere vivo e ricco di fermento culturale.
Una sorpresa trovata per puro caso che rinnova una volta di più, se c'è ne fosse bisogno, qual è il bello di viaggiare da soli e in perfetta autonomia.
Le città sono un po' come le donne.
Ci sono quelle che vengono amate per il fascino, il carattere, per la simpatia, la dolcezza o la piacevolezza; poi invece ci sono quelle che sono inequivocabilmente e irrimediabilmente belle.
euskadi |
pinchos |
San Sebastian è una di queste, una strafica che non deve fare niente per avere tutti ai suoi piedi.
Ci sono tornato dopo 15 anni tondi tondi: era il giugno del 2007 e una visita agli amici lasciati in erasmus a Toulouse (quella francese, non quella basca) prima che tutti tornassero ai rispettivi luoghi (io avevo invece finito il mio stage del progetto Leonardo già da qualche mese) si tramutò in una memorabile escursione sulla costa basca. Una carovana di macchine in affitto, 40 persone da buona parte d'Europa prima impegnate in una festa sulla spiaggia nei pressi di Biarritz e poi il giorno dopo, con l'approssimarsi di un "orage" (un temporale), l'idea di arrivare fino a San Sebastian per una nottata a base di pintxos e alcool.
In questo periodo dell'anno la città è molto affollata, d'altronde se non vi basta quanto detto sopra, metteteci pure tre splendide spiagge in pieno centro cittadino e un mare azzurro e cristallino a una temperatura sorprendentemente mite per essere Atlantico, ma non finisce qui.
fazzoletti rossi |
street art |
15 anni di assenza dicevo: come l'ho trovata San Sebastian?
Magnifica, come la ricordavo, perché è vero che noi uomini spesso rimproveriamo alle donne di innamorarsi degli stronzi e friendzonare i bravi ragazzi, ma certe volte, anche se sappiamo che non è quella giusta, che non potremo essere felici con lei, ci facciamo rapire dalla sola e semplice bellezza, ma d'altronde anche l'occhio vuole la sua parte no?
Tra le regioni spagnole, alzi la mano chi ha mai visitato La Rioja.
Eppure, questa che è la meno famosa e meno abitata delle realtà autonome della penisola, ha un campo in cui è dominante: il vino.
logroño lungo il cammino |
La fetta più consistente della produzione iberica nasce tra queste dolci colline ricoperte di vigne che vanno dalla qualità migliore a quella più infima (su cui infatti tornerò più avanti).
Il semisconosciuto capoluogo di questa terra, Logroño, dove vive metà della popolazione regionale, è una tranquilla e piacevole cittadina attraversata dall'Ebro (curioso che il fiume della terra del vino si chiami così vero?), con un grazioso centro storico, qualche bella chiesa, due stradine intasate di bar dove bere e mangiare pintxos, ma può contare anche su un paio di sorprese.
attrazioni de la rioja |
Il picco della street art si raggiunge però a un'oretta di bus di distanza, a Vitoria-Gasteiz, storica capitale dei Paesi Baschi, dove ai murales dei quartieri nuovi si aggiungono intere facciate dipinte negli edifici della città vecchia, peraltro molto affascinante e con vie pittoresche e ricche di colori.
Vitoria è forse meno famosa e celebrata delle altre due principali città basche, ma il ruolo di capoluogo lo ricopre lei ed effettivamente merita tutta l'attenzione che uno può darle.
Ora sono a casa, dopo una toccata e fuga a Madrid e un sospiro di sollievo per essere scampato agli scioperi ryanair, ma pronto a ripartire per altri lidi meno consueti (scioperi e carenza di personale aereo permettendo), nel frattempo qualche curiosità e considerazione:
1- le città dei Paesi Baschi sono piene di semafori, ce ne sono per ogni incrocio anche con i vicoli insignificanti e non sia mai c'è un po' di spazio tra un semaforo e il successivo, allora subito ne viene piazzato uno pedonale e anche se non c'è traffico per fare tre chilometri in autobus ci vuole mezz'ora;
come resistere? |
3- in Euskadi si fanno un sacco di canne e capita spessissimo di essere investiti mentre si cammina per strada da zaffate di hashish o maria (è così in tutta la Spagna in effetti, però mi è sembrato che lì di più);
4- a pranzo a Vitoria, nel menù era inclusa una bottiglia di vino rosso freddo con una bottiglietta di gazzosa pure fredda per fare il mix, mentre in un bar ho visto preparare un bicchierone di ghiaccio in cui veniva versato vino rosso e fanta al limone: in effetti il cosiddetto "tinto de verano" è molto popolare in Spagna e se è vero che La Rioja è famosa per il vino e che alcuni dei suoi prodotti sono di alta qualità, è anche vero che una grossa fetta è invece dedicata a vinaccio che farebbe impallidire il tavernello (ho assaggiato quello che mi hanno portato prima di versarci la gazzosa e da solo era quantomeno discutibile) ed è buono giusto per questi mix come il suddetto "tinto de verano" o il terribile "calimocho";
scuola elementare a vitoria |
MACEDONIA E KOSOVO (20-28 luglio 2022)
Erano circa 2 anni e 7 mesi che non mi trovavo di fronte a un controllo passaporti più o meno serio.
O che non uscivo da Unione Europea, affiliati Schengen o simili (contando come tali i norvegesi e i nord-irlandesi).
Però sono solo a 1 ora e 40 minuti di volo da Roma, ma sono finalmente tornato in una destinazione un po' più insolita: l'imbarco più lento e disordinato che io ricordi, in cui ero l'unico o quasi col passaporto italiano (e partivo da Fiumicino) ed eccomi a Skopje.
Un posto nuovo, un tassello in più in Europa e nel mondo.
dubrovnik dall'aereo |
Vabbè, Skopje dicevo: per ora più che altro è stata una passata veloce, una serata e mezza mattinata, la città però sembra gradevole, abbastanza piccolina (bastano pochi minuti a piedi e sembra già di essere in periferia), con la classica pomposità slava unita ai casermoni ex sovietici separati da giardini. Balcanica al 100% insomma.
Poi i macedoni (del nord, sennò i greci protestano) a un primo impatto sembrano tranquilli e paciosi, ma un po' schivi.
Vedremo che succederà, sono finalmente in modalità scoperta.
Il lago di Ocrida l'avevo già visto dalla sponda albanese, nel gennaio del 2014, con le montagne intorno ammantate di neve, una luce al tramonto del tutto particolare e un fascino pazzesco.
ocrida |
Fu lì che nacque in me la voglia di esplorarne anche la parte macedone.
Di acqua sotto ai ponti ne è passata parecchia nel frattempo, ma finalmente sono qui.
La città di Ocrida è senz'altro la punta di diamante del turismo in Macedonia del Nord, ma d'altronde un simile insieme di storia, cultura, natura e vita balneare è difficile da trovare ovunque e quindi ci sta che sia affollata dai turisti di ogni parte del mondo e sfruttata fino al midollo (anche se in effetti mi è capitato di vedere ben di peggio in giro).
Anche da di qua però, il lago è bellissimo, a pieno diritto tra i più spettacolari del mondo (e, come non mi stanco mai di ripetere, io di laghi sono appassionato, ma anche esigente).
Persino la temperatura è piacevole, fa si caldo e ci si gode la vita balneare, ma è sempre un po' ventilato e quando cala il sole (alle 8: fa impressione pensare che qui e in Spagna ci sia lo stesso fuso orario) o nella prima mattinata, fa quasi freschetto e si dorme senza aria condizionata sotto al lenzuolino: un paradiso insomma.
ocrida |
E così, tra una visita alla fortezza, uno sguardo alle moschee e alle belle chiese bizantine, un giretto tra i vicoli e una passeggiata lungo la costa e nella pineta sul promontorio, ho anche trovato il tempo per passare qualche ora in spiaggia, all'ombra di un albero, leggendo il mio libro elettronico tra una nuotata e l'altra...praticamente è come non essermi mosso di un millimetro dal mio amato lago di Nemi...però al lago di Nemi un nescafè frappè non te lo fa nessuno.
Ricordo che da ragazzino, nelle prolungate scorribande di famiglia in Grecia in camper, la guida verde del touring club del paese ellenico l'avevo praticamente imparata a memoria.
Tra i vari itinerari segnati ce n'era uno che partiva da Larissa, incrociava la città di Kozani, per andare a terminare, dopo aver sconfinato nell'allora repubblica jugoslava, a Bitola.
La terza città della Macedonia del Nord ha sempre ricoperto un ruolo di rilievo nella politica e nella cultura della regione, in particolare durante le dominazioni turche, facendo un po' da ponte tra la Grecia e i Balcani.
tante statue |
Alla fine, nonostante i tanti mesi passati on the road in Grecia da ragazzino, della triade Larissa-Kozani-Bitola la prima che visito è l'unica che in Grecia non è, ma è probabile che in effetti sia quella con più motivi per essere visitata.
Sono tornato a Skopje.
Stavolta per girarmela un po' meglio, soprattutto la parte a nord del fiume, quella meno slava e più ottomana.
Sembra di aver cambiato continente: il fitto intrico di vicoli pedonali è in effetti un bazar, dove ai ristoranti, ai bar e alle caffetterie si aggiungono le botteghe che vanno dalla roba dozzinale tipica dei mercati di strada a cose più da artigianato vero. L'area è però anche punteggiata da moschee e caravanserragli, antichi hammam, basse abitazioni tradizionali e molti angoli caratteristici, soprattutto se si esce dai percorsi più commerciali.
ostello a pristina |
A dominare la scena, una fortezza su una collinetta.
E poi, in un attimo ci si ritrova con una fontana monumentale alle spalle a salire la rampetta del ponte di pietra che ti scarica nella piazza centrale, oggi alle 6 di sabato pomeriggio incredibilmente deserta (sarà stato il caldo? Oggi 38 gradi, un deciso rialzo rispetto ai giorni precedenti).
Si, Skopje è piccolina, alle spalle della fortezza ci si ritrova già quasi in campagna, però di aspetti differenti ne mostra diversi e, forse, non è ancora finita qui.
Un veloce, ma faticoso a causa del caldo e del van senza aria condizionata, passaggio di frontiera ed eccomi a Priština.
La giovane capitale del Kosovo, ultimo stato indipendente ad essersi formato in Europa, forse non brilla per fascino: è in effetti un guazzabuglio di palazzoni ex jugoslavi, palazzoni successivi alla guerra e casette ammassate tra loro, però ha carattere.
Lo so, è quello che si dice delle ragazze brutte, però la città si sta davvero impegnando a mettere insieme quello che le rimane di storico unendolo a un fermento culturale niente male e a percorsi che toccano i punti salienti del conflitto che, neanche 15 anni, fa ha portato all'indipendenza del paese.
pristina |
Metteteci poi che i kosovari sono fondamentalmente albanesi, che si fregiano di essere una delle popolazioni più gentili e accoglienti del vecchio continente, ed ecco che si capisce come l'atmosfera qui non sia affatto spiacevole.
Oggi pomeriggio ha anche piovuto, stemperando così la bolla rovente degli ultimi giorni.
Non c'è che dire, Priština ha di che soddisfare i curiosi.
La città da vedere in Kosovo non è la sua capitale, bensì l'ex capitale Prizren.
Questa ha mantenuto la vecchia struttura urbana, fatta di vicoli stretti e tortuosi, tagliata a metà da un fiumiciattolo di montagna che porta l'evocativo nome di Lumbardhi.
La città vecchia è punteggiata da abitazioni tradizionali, da angoli caratteristici e dai minareti delle tantissime moschee vecchie e nuove, piccole o un po' più grandi, sempre molto graziose.
asia? no, kosovo! |
abbellire prizren |
In tutto ciò, quello che mi ha colpito di più è stato passeggiare per la via principale del centro, Adem Jashari, ammirando l'impressionante fila su entrambi i lati di negozi che vendono abiti da sposa, da damigella, da sera o tradizionali, ma sempre e comunque enormemente pacchiani. Davvero, un numero del genere si spiega solo se tutte le spose dei Balcani occidentali vengono qui a scegliere l'abito loro e delle ragazze che le faranno da contorno, in uno stile ottimo per lanciarsi con tutti gli invitati in una coreografia tipo Bolliwood.
Comunque, Prizren è carina e gradevole, i prezzi sono incredibilmente contenuti, considerando poi che sono in euro (il Kosovo adotta unilateralmente l'euro, anche se ufficialmente non partecipa all'unione monetaria e quindi non può stampare) e quindi il confronto salta subito agli occhi. Un bel modo per concludere questo piccolo tour nella parte bassa dell'ex Jugoslavia.
Il passaggio di frontiera di ritorno dal Kosovo a Skopje è stato più leggero: stavolta sul bus l'aria condizionata funzionava bene.
statue a skopje |
Da casa è quindi il momento di tirare le somme del viaggio: la Macedonia del Nord ha sicuramente un notevole potenziale turistico e sta emergendo come meta alternativa, potendo contare sia su diverse città molto graziose, capitale compresa, che su siti naturali, di cui i due grandi laghi fanno solo da capofila, poiché ci sono belle montagne boscose e parchi nazionali.
Il Kosovo forse ha meno da offrire, ma paradossalmente sembra essere un pochino più avanti, magari anche grazie all'euro, ma in ogni caso i prezzi molto bassi in entrambi i paesi possono costituire senz'altro un richiamo e non sono in pochi ad approfittarne già ora, anche parecchi giovani dai paesi dell'Unione Europea, ma non mancavano americani e asiatici.
Di certo ne è valsa la pena e ora qualche fatto e curiosità:
- a Skopje ci sono i bus a due piani rossi come quelli di Londra;
- su un manifesto ho visto che il 12 luglio a Skopje c'era il concerto degli Whitesnake, alla faccia della storia (e comunque a Skopje si e a Roma no, stamo messi bene);
sul lago |
- in ogni caso, per salutarsi quando si va via, usavano tutti sempre e indistintamente “ciao”;
- andando da Ocrida a Bitola in bus ho visto un sacco di piantagioni di alberi da frutta e questo, dato il nome del paese, mi ha fatto sorridere;
- il pane è buonissimo, nei grill con le insalate e la carne arrosto ti danno delle pagnottelle schiacciate che sono la fine del mondo (ricordo a tutti che io vivo nella cittadina col pane più buono d'Italia, quindi se il pane mi colpisce, il significato è profondo);
- Skopje è piena di fontane (piccole o monumentali), statue (piccole o monumentali) e gatti (cenciosi o in ottimo stato);
- in Kosovo c'è l'agenzia anti-corruzione;
- c'è anche l'associazione ex prigionieri politici;
- quasi sempre per strada, alla bandiera del Kosovo viene accoppiata quella albanese;
- la Fanta più comune in Kosovo è quella gusto tropical, che anche se scende giù abbastanza facilmente, poi ha un retrogusto terrificante.
La Spagna è stata solo un aperitivo, ma con questo viaggio l'appetito vien mangiando: lunedì si riparte per una trasferta decisamente più lunga e in posti (almeno alcuni) ancora più insoliti. Daje!
Qui sotto, un video sul viaggio in Macedonia del Nord e Kosovo.
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