giovedì 23 maggio 2019

Istantanee: Laos

Da quando mi sono smart-fonizzato e netbook-izzato è diventato molto facile interagire con i social network anche durante i viaggi, e ho preso così l'abitudine di scrivere, ogni sera o quasi, su FB le mie riflessioni a caldo sulla giornata di viaggio appena trascorsa. In realtà all'inizio era più che altro un modo per informare mia madre della situazione in cui mi trovavo, ma poi mi sono accorto che in molti leggevano con piacere quello che scrivevo. Sotto l'etichetta Istantanee ho pensato dunque di raccogliere quei post, viaggio per viaggio, nazione per nazione, e di pubblicare l'insieme sul blog; ne viene così fuori uno scritto forse meno utile a livello di informazioni, ma molto più spontaneo e ruspante degli articoli ragionati su cui ho sempre basato i contenuti del blog stesso.

LAOS (21/12/2018 – 6/1/2019) 
Non si arriva direttamente in Laos, bisogna quantomeno fare scalo a Bangkok e quindi non fermarsi un po' nella città degli angeli sarebbe un delitto.
Stavolta ho deciso di concentrarmi su Thonburi, la sponda occidentale del Chao Phraya, e farmi a piedi gli angolini tra i canali dove i tour portano invece i turisti in barca a prezzi non molto thailandesi; così ho scoperto una Bangkok molto più autentica, dove sembra quasi di essere in una cittadina di provincia e la gente ti sorride con un espressione che potrebbe quasi sembrare sorpresa.
baan silapin
ristorante con vista
Credo tra l'altro di aver trovato il mio posto preferito nella metropoli del sud-est asiatico: trattasi del Khlong Bang Luang, dove ai lati del canale si trova un mercato galleggiante meno turistico di altri (ce ne sono vari a Thonburi, ho visto anche quello piccolo ma grazioso di Taling Chan) del quale fa parte la Casa Dell'Artista (Baan Silapin) che penso meriti moltissima considerazione. E poi sempre lungo il canale ho scoperto altri mercati curiosi e templi incredibili, tra cui uno coloratissimo e un altro con un chedi forse più grande di quello del Wat Arun. Bangkok è sempre una sorpresa. 

suppostone
P.S. ho scoperto che anche Bangkok ha il suo grattacielo "supposta" come quelli a Londra e Barcellona, si vede dalla fermata Ratchaprarop, dove ho l'hotel. 

Vientiane è la più piccola (anche se la periferia si allarga parecchio), tranquilla, rilassata e meno trafficata tra le capitali del sud-est asiatico. Un posto piacevole con tanti templi, le scuole annesse a questi con i bambini a lezione, qualche casa coloniale francese, monaci a spasso e donne in sarong e camicetta.
Il grande Mekong le scorre placido accanto riempiendo solo parzialmente (immagino nella stagione umida la situazione sia molto differente) un larghissimo alveo che funge da frontiera con la Thailandia. L'atmosfera sonnolenta di giorno si anima di sera proprio sul lungofiume, dove parte della strada viene chiusa al traffico e inizia un affollato mercato notturno. Sembra un po' di stare nella Thailandia del nord.
il simbolo di vientiane
al buddha park
Una curiosità è che durante tutto il giorno e la sera, il lungofiume e il parco lì a fianco vengono pattugliati da decine di donne in bicicletta che offrono manicure e pedicure a tutti.
Il mio portamonete si sta distruggendo, pensavo di comprarne uno da queste parti ma la vedo difficile: il taglio di denaro più piccolo che gira è la banconota da 500 kip, corrispondenti più o meno a 5 centesimi di euro...questi le monete non sanno proprio cosa siano! 

Phonsavan è un posto sperduto nella zona nord-orientale del Laos, circondato da basse montagne dove fa anche un po' freschino (cioè, 18 gradi sono un lusso in realtà, ma dopo quel forno crematorio che è Bangkok e sul motorino di prima mattina il fresco si sente e tocca coprirsi).
Intorno a questa cittadina dimenticata da dio c'è però una zona archeologica estremamente insolita: la Piana delle Giare.
nel nulla
le giare
In tre siti differenti si possono ammirare incastrate nel terreno decine e decine di antiche giare di pietra, il cui scopo non è ben chiaro, di diversa grandezza. In realtà, oltre alla curiosità che questo può suscitare, il bello della zona sta nei panorami selvaggi, fatti di bassa vegetazione e terra rossa, quasi a ricordarmi lo Shan birmano, di risaie e silenzio dove in sella allo scooter sulle piste di terra battuta puoi ritrovarti, fino a dove l'occhio può spaziare, come unica compagnia quella di un bue che rumina placidamente, di villaggi di fattorie in legno con gli abitanti che sorridono al tuo passaggio...e di un livello superiore di ansia: a quanto pare il Laos è stato, durante gli anni della guerra del Vietnam, il paese più bombardato della storia e tra i milioni (si, milioni) di bombe a grappolo sganciate, oltre un quarto è rimasta inesplosa e causa ancora oggi migliaia di incidenti ogni anno (no, ma grazie zio Sam, davvero!). 
Questa regione è stata tra le più colpite e sono ben visibili i cartelli che invitano a rimanere nei percorsi con dei segni bianchi o rossi tracciati sul terreno, poiché significa che sono stati sminati...vatti a cercare il selfie perfetto tra i campi vai. 

La strada che da Phonsavan porta a Vang Vieng è parecchio impegnativa, tanto che per fare poco più di 200 km richiede otto ore buone e diversi stomaci tra quelli che erano sul mio minivan hanno alquanto sofferto.
ansia
I panorami che si vedono sono però spettacolari e scorrono dapprima tra risaie d'altopiano sotto a rilievi boscosi, incrociando piccoli villaggi con i bambini che giocano al lato della strada (tanto le poche macchine che passano vanno pianissimo) e le donne intente a intrecciare fasci di piante, per poi tuffarsi a capofitto, in una discesa tanto lunga che sembra di stare provenendo dalla Luna (ma forse sono solo i camion che rallentano ulteriormente l'andatura), in una verde vallata fluviale delimitata da montagne carsiche.
Vang Vieng è un po' tristemente famosa come località turistica dove bande di ragazzi vanno a ubriacarsi, fare casino, drogarsi e fare tubing (ovvero lasciarsi scivolare sul fiume su una camera d'aria, magari facendo fuori una cassa di birra nel tragitto), ma già da alcuni anni è anche la capitale del turismo pseudo-avventura (canoa, roccia, cazzeggio su una "dune buggy"...) e poi...il luogo è maledettamente bello!!!
fuori vang vieng
panorama
Basta infatti affittare uno scooter e attraversare il fiume per inoltrarsi in una clamorosa vallata dove incontrare grotte carsiche da esplorare con il faretto da speleologo in testa, punti panoramici raggiungibili con grande fatica tramite sentieri scoscesi che scalano le scogliere di arenaria ma dalla cui cima ti si apre il mondo e il fiato ti si spezza per la meraviglia (dopo che lo hai appena recuperato per il culo enorme che ti sei fatto per arrivare fin lassù) e piscine seminaturali dall'acqua azzurra dove rilassarsi un po'. Dopo poco la strada asfaltata finisce e si prosegue su piste sassose in un ambiente totalmente rurale, tra campi, risaie, bosco e villaggi con gli animali che scorrazzano per strada. Non lontanissimo c'è anche il maggiore lago artificiale del paese: bisognava per forza andare a vederlo.
Vang Vieng stessa non è male: gli edifici in legno e le villette sono ormai quasi tutti guesthouse, ristoranti, bar o attività commerciali legate al turismo, però l'ambiente è grazioso, soprattutto nelle parti a ridosso del fiume, e poi tutto questo casino terribile io non l'ho trovato...sarà stato per la pioggia? 

A Luang Prabang ho fatto una toccata e fuga di un solo giorno, per cominciare a godere dell'indiscussa bellezza dell'antica capitale del regno del Laos e per passare il capodanno in un posto che non fosse troppo sperduto e isolato.
presentatori
capodanno a luang prabang
E infatti lungo la via principale della città vecchia, che normalmente viene chiusa per il mercato notturno, c'era molto movimento e anche un palco con suoni e balli e una coppia di giovani presentatori che conducevano lo spettacolo. Durante il giorno però, senza andare troppo in profondità nel centro storico perché nella città gioiello UNESCO tornerò per passare gli ultimi due giorni in terra laotiana, ho avuto comunque modo di apprezzare i tanti splendidi templi, l'ex palazzo reale, le costruzioni coloniali, i commoventi quartierini popolari dalle case in legno e le stupende vedute sul Mekong e sul suo affluente Nam Khan che si aprono dalla cima della collina Phou Si, in pieno centro cittadino. La fama di questa città è senz'altro meritata.
La mattina del primo gennaio sono però subito ripartito alla volta di Nong Khiaw. Questo villaggio è un po' una sorta di Vang Vieng in piccolo, ma senza le bande di giovani ubriaconi rumorosi. Anzi, qui la tranquillità regna sovrana, anche perché le dimensioni sono decisamente minori e i, non pochissimi in realtà, turisti sicuramente più adulti. Il fiume Nam Ou, il principale affluente del Mekong in Laos, scorre placido in una stretta valle limitata da bellissime e verdissime montagne calcaree regalando panorami meravigliosi.
svaghi del 1 gennaio
Qui si fa trekking, scalate, gite sul fiume e itinerari organizzati a vedere grotte e piccole cascate (tutto ciò che si fa a Vang Vieng senza l'alcool, le camere d'aria e le "dune buggy" insomma)...io però non ho fatto un bel niente: ho passeggiato godendomi la splendida ambientazione, l'atmosfera rilassata, i cuccioli di cane che volevano giocare, i saluti e i sorrisi degli abitanti intenti a festeggiare in famiglia (il karaoke va tantissimo) in cortile che mi vedevano passare per le stradine sterrate del villaggio e i "cinque" dei bambini che giocavano per strada. Se poi ci metti che tre di queste bambolette, dopo essermi corse incontro per il cinque di rito mi hanno anche abbracciato...o meglio, hanno abbracciato il mio ginocchio, perché lì arrivavano (in un nanosecondo mi sono squagliato come un gelato alle due del pomeriggio nel centro di Bangkok), quale modo migliore di cominciare il 2019? 

La città vecchia di Luang Prabang riempie una lingua di terra che un ansa del Nam Khan forma immettendosi nel possente Mekong.
É deliziosa; quello che colpisce però è che l'incredibile e unico insieme di edifici che la compone, legno o muratura che siano, sia ormai praticamente per intero occupato da guesthouse, bar, ristoranti, agenzie e in generale attività commerciali legate al turismo. C'è da dire però che forse questo fatto contribuisce anche al buono stato di mantenimento che si osserva.
ponte di bambù
smartphone anche a scuola
Il grosso (grosso, si fa per dire: Luang Prabang ha più o meno le dimensioni di Velletri) della città si trova invece alle spalle della collina di Phou Si, dove comunque gli scorci pittoreschi non mancano affatto. 
Durante i miei, ormai numerosi, viaggi in Indocina il Mekong è stata spesso una costante e ho potuto vederlo in varie situazioni, da quelle urbane di Phnom Penh o Vientiane a quelle rurali, come quando segna i confini tra Thailandia, Myanmar e Laos.
Qui è un po' diverso, siamo tra basse e verdi montagne e, nonostante la cittadina, di panorami urbani non se ne vedono: forse lo scenario più intrigante. In ogni caso vale sempre la pena navigarlo e a Luang Prabang una bella gita in battello è quella che porta alla confluenza con il Nam Ou e alle grotte di Pak Ou, che si inoltrano nelle rocce calcaree a picco sull'acqua. Per completare l'opera di esplorazione del grande fiume asiatico ora manca la zona del delta, lacuna che vedrò di riempire quanto prima, e, sicuramente più difficile da fare ma mai porsi dei limiti, il tragitto iniziale sulle montagne cinesi.
Vabbè, dal Laos è tutto; ora tocca tornare a Bangkok e poi a casa, dove come sempre si tireranno le conclusioni. 

Come tradizione, l'ultimo rapporto di viaggio lo scrivo da casa.
Bangkok è una città che non smette mai di stupire: per riempire l'ultimo giorno infatti, dato che il volo era quasi alle due di notte, ho scelto di tornare dalla parte di Thonburi, sulla sponda occidentale del Chao Phraya, come all'inizio di questo viaggio ma rimanendo stavolta più a ridosso del fiume.
luang prabang
Percorrendo il lungofiume partendo dal nuovissimo megagalattico centro commerciale ICONSIAM, ci si immerge in una rete di vicoli che talvolta nemmeno l'utilizzo di una mappa offline, peraltro indispensabile, riesce a dipanare senza l'aiuto di qualche signora che vedendoti indeciso ti segnala la direzione con la mano. Muovendosi in questo dedalo però ci si ritrova all'improvviso davanti a innumerevoli meraviglie come sorprendenti templi che ospitano immense statue di Buddha, 3 coloratissimi templi cinesi di cui uno con un'alta pagoda da cui la vista sul fiume è indimenticabile e gratuita, una chiesa e una moschea antiche, centri culturali ricavati da aree portuali riqualificate, mercati che di turistico non hanno nulla ma che invece a fascino non hanno nulla da invidiare a quelli più celebrati e tranquilli quartieri residenziali dall'atmosfera autentica intervallati da alcune clamorose zone fatte di casette di legno tra vicoli dove già due persone affiancate fanno fatica a passare...insomma, uno scrigno di tesori di cui la maggior parte dei turisti ignora l'esistenza fermandosi solo al pur eccezionale Wat Arun.
guardiano feroce
E niente, stavolta più di altre la voglia di fermarsi un po' di più nella capitale thailandese era intensa e quindi un ulteriore soggiorno in futuro più che certo direi che è scontato.
Per quello che riguarda il Laos invece che dire?
La sensazione è stata quella di un paese, almeno nella sua parte settentrionale, che ricorda il nord della Thailandia ma un po' più poverello, con attrazioni forse meno sensazionali del Myanmar o della Cambogia ma che di certo, soprattutto (a parte la deliziosa Luang Prabang) per quel che riguarda la parte naturalistica con fiumi, grotte e montagne carsiche, non lasciano delusi e una popolazione un po' timida ma gentile e accogliente. Un motivo in più insomma per continuare ad amare il sud-est asiatico.

Ecco infine un breve video che riassume alla perfezione il mio viaggio in Laos:



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