Da quando mi sono smart-fonizzato e netbook-izzato è diventato molto facile interagire con i social network anche durante i viaggi, e ho preso così l'abitudine di scrivere, ogni sera o quasi, su FB le mie riflessioni a caldo sulla giornata di viaggio appena trascorsa. In realtà all'inizio era più che altro un modo per informare mia madre della situazione in cui mi trovavo, ma poi mi sono accorto che in molti leggevano con piacere quello che scrivevo. Sotto l'etichetta Istantanee ho pensato dunque di raccogliere quei post, viaggio per viaggio, nazione per nazione, e di pubblicare l'insieme sul blog; ne viene così fuori uno scritto forse meno utile a livello di informazioni, ma molto più spontaneo e ruspante degli articoli ragionati su cui ho sempre basato i contenuti del blog stesso.
Quasi 16 ore per aria togliendo i tempi di scalo, 2 aeroporti grandi e famosi in cui non ero mai passato (Hong Kong e Singapore) e l'ultimo breve volo che alla fine mi ha portato nel nuovissimo aeroporto della terza città dell'Indonesia, dove un trenino nuovo nuovo ma lento lento (già che c'erano, visto che la linea ha pochissimi anni, potevano farlo un po' più veloce) attraversa campi di riso punteggiati di banani, basse casette dal tetto in lamiera, piccole moschee dai cupolotti a cipolla in metallo scintillante e addirittura qualche chiesetta, prima di arrivare in centro.
a prambanan |
Bukit Lawang è uno dei motivi per cui si viene da queste parti...ma prima: momento di amarcord musicale - il conducente del taxi condiviso per arrivarci ci ha allietato il viaggio con delle vecchie ballate rock...che poi fa strano chiamare "vecchie" cose come november rain, nothing else matters o i remember you, però hanno tutte almeno 25 anni dannazione, ma se every rose dei poison mi ha dipinto un sorrisetto sulla faccia, poi è scesa una lacrimuccia quando è partita love is on the way dei saigon kick, che da capelloni ventenni i miei amici ottimi musicisti e io, che musicista non ero e non sono ma in quel contesto trovavo il mio spazio, rifacevamo a quattro voci con estrema perizia incantando frotte di fanciulle - fine amarcord musicale.
orangutan |
Come sentirsi a casa anche a Sumatra?
Facile, basta crogiolarsi sulle sponde di un lago che riempie una caldera vulcanica. Non vi dice niente? Certo, le differenze coi miei Castelli Romani non mancano: la grandezza innanzi tutto, il Danau Toba è il più grande dell'Indonesia e di laghi di Nemi ce ne entrano circa 700, poi al centro di questo si erge una grande isola che ne copre una parte sensibile e dalla quale spunta una penisoletta a forma di incudine dal curioso nome di tuk-tuk (che coi famigerati mezzi di trasporto thailandesi non c'entra però nulla) piena di resort dai prezzi che a noi occidentali fanno venire dei gran sorrisi, dove godersi la splendida quiete e il suggestivo paesaggio tipico della dorsale montuosa di Sumatra.
sul danau toba |
Quiete e relax, non sono proprio il tipo, così appena sbarcato ho noleggiato uno scooter e il giorno dopo ho macinato chilometri su chilometri per esplorare quasi tutta l'isola facendo foto ai panorami acquatici, ai villaggi che esibiscono le tipiche abitazioni della popolazione batak, ai mercati, ai campi con i bufali che pascolano e alle montagne: mi sono ustionato per bene gli avambracci per il sole (che poi era nuvoloso) ma ora posso dire che il lago Toba e l'isola di Samosir sono un posto davvero pazzesco.
Ora sono tornato a Medan, un po' triste con tutti i negozi chiusi e sotto la pioggia, per cenare sono finito in quello che potrebbe sembrare un garage vicino l'hotel ma con dei noodles che promettono bene, e poi c'è la birra. Domani si lascia Sumatra direzione Penang per una parentesi di una settimanella in Malaysia prima di rientrare in Indonesia per la parte più corposa del viaggio.
isola di samosir |
Altra curiosità: a Beratagi, cittadina turistica per i trekking di montagna a metà strada tra il lago e la metropoli, c'è una rotatoria con un monumento al centro che raffigura...una grossa verza.
Ultima curiosità: all'estremità meridionale dell'isola di Samosir c'è una località che sfoggia il nome Nainggolan (d'altronde si sapeva che ha origini indonesiane). Daje Ninja, non giochi più paa maggica ma sei sempre un grosso!
Atterrare in Malesia provenendo da Sumatra è come cambiare mondo.
club jetty a penang |
Poi c'è un mix di culture che rende il tutto più variegato e colorato: nel giro di pochi metri puoi incrociare un tempio indù, un paio di moschee e diversi templi cinesi. Questo si riflette anche sulla scena gastronomica e ne fa uno dei paradisi del cibo da strada, con i chioschi che cucinano le varie specialità malesi, indiane, cinesi, thai ed europee spesso raggruppati in food court dove soddisfare ogni voglia.
in un tempio cinese |
Penang è anche famosa per la sua street-art e per i siti naturalistici. Dopo tutte queste qualità occorre tuttavia sottolineare una similitudine con Roma: il tempo medio di attesa dei bus urbani è più o meno lo stesso che per i mezzi dell'ATAC (mentre aspettavo alla fermata, tra una bestemmia e l'altra, canticchiavo amabilmente la nota canzoncina che celebra l'azienda dei trasporti pubblici della Capitale, solo che mettevo la "l" al posto della "r").
E poi piove dannazione, sono salito sulla Penang Hill e non si vedeva una beata minchia.
P.S. Dopo tante peregrinazioni nel sud-est asiatico in cui il durian l'ho visto solo intero sui banchi dei mercati, oggi mi sono arrischiato a comprarne un po': effettivamente l'odore è quello dei calzini usati lasciati a fermentare al sole insieme a un trito di aglio e cipolla mentre la consistenza è quella della melma di fiume che impiastriccia il dito; sul sapore non posso pronunciarmi perché per salire sul bus l'autista me l'ha fatto buttare anche se era impacchettato e imbustato (e visti i tempi di attesa non mi sembrava il caso di attendere il bus successivo), però leccare il dito impiastricciato di cui sopra non mi ha dato buone sensazioni. I lychees invece so' boni, il nocciolo però allappa un pochetto.
La prima parte del viaggio da Penang a Kuala Lumpur è in mezzo a una lussureggiante foresta che ricopre basse montagne dalle forme strane, alcune ricordano quasi i mogotes di cubana memoria.
canopy walk |
Anche Kuala Lumpur é molto verde, dall'autostrada si vedono alberi ovunque, chiazze boscose da cui spuntano grattacieli su grattacieli: ce ne sono davvero tanti e altri sono in costruzione. La città è moderna, pulita e ben tenuta, non interessantissima ma comunque zone coloniali e paesaggi urbani che giustificano un soggiorno non mancano di certo, in particolare a Chinatown e dintorni. Ma solo a me il quartiere di Bukit Bintang ricorda tanto la Bangkok tra Sukhumvit e Siam Square?
petronas |
Oggi sono uscito dall'ostello alle dieci e sono stato in giro durante tutte le ore più calde, se lo sanno quelli di Studio Aperto o del TG2 mi crocifiggono...però ho bevuto molta acqua dai. Ho anche scoperto un graziosissimo ristorantino di noodles dove a pranzo mi sono fatto un bel ciotolone di spaghetti con le vongole.
Vicino al mio ostello a Kuala Lumpur c'è un tempio dedicato a Ganesh, non è niente di speciale ma è attivissimo e molto frequentato tutto il giorno e ne fuoriescono musiche, canti e preghiere e alle 9 di mattina dietro a un bancone sulla strada distribuivano dei bei pezzi di frittatona con le cipolle per colazione.
Al 7eleven (santo subito) lì accanto, dove IO stavo invece facendo colazione, al lato della cassa c'era una pila di banane imbustate una per una e la cinese in fila davanti a me indugiava parecchio nello scegliere tra due: mi veniva da ridere e mi stavo spazientendo, ma comunque mi sono trattenuto dal consigliarle di comprarle entrambe...
sullo sky-bridge |
Melaka è un delizioso intermezzo prima di ritornare a Kuala Kumpur, che domani mattina ho l'aereo per Jakarta, però non mi sono scordato delle Petronas Tower!
nelle petronas |
La notte tra il 28 e il 29 luglio l'ho passata a Kuala Lumpur e la mattina dopo sono volato a Jakarta, scoprendo appena collegato a un nuovo wifi che Lombok è stata colpita da un forte terremoto mentre il figlioccio del Krakatoa ha deciso di risvegliare le paturnie di chi ne ricorda il famigerato nome.
Tuttavia l'Indonesia è grande più di 6 volte l'Italia, senza contare il mare che separa le varie isole, quindi io sono sempre restato a parecchie centinaia, se non migliaia, di chilometri sia da Lombok, in cui tra l'altro non ho in programma di andare, che dal vulcano in questione, ne consegue dunque che sono sano come un pesce, per niente spaventato e ben deciso a continuare il mio lungo viaggio.
noodles con vongole |
Di cose da vedere non ce ne sono molte e quelle poche non sono niente di che, inoltre girarla a piedi è scomodo non solo per le dimensioni ma anche per la relativa mancanza di marciapiedi, ma una volta capito come funzionano le linee dei bus urbani diventa abbastanza piacevole scoprirla, tra l'altro il caldo era decisamente meno opprimente rispetto per esempio a quel bagno turco di Melaka e una leggera brezza ha reso il tutto migliore. Una delle strade secondarie (anche questa senza marciapiedi, ma le dimensioni ridotte, i negozi, i chioschi e le normali attività umane almeno non ti davano l'impressione di camminare sul ciglio dell' A-24 in corrispondenza dello svincolo con la Togliatti come invece succede altrove) famosa per i gazebo con tavoli e sedie di plastica e le cucine da strada specializzate in pesce ha segnato una piacevole novità nel mio viaggio: il menu era solo in lingua locale e avendo chiesto consiglio insieme a dei noodles con le verdure mi è stato portato un pescione a pezzi e fritto con una viscosa salsa ai peperoni sopra. La novità? Entrambe le portate esibivano uno zero sulla scala Scoville; il mio colon ringrazia.
zero scoville |
Domani si prosegue subito verso la famosa Yogyakarta, però forse Semarang un po' di tempo in più di un semplice pomeriggio se lo meritava.
Mi sono consolato con un bel granchio e un risotto alla pescatora (chiamatelo pure "nasi goreng" se volete, ma quello è!) che con le bevande mi sono costati ben 7 euro.
Avete mai pensato a come parlando una lingua diversa dalla propria talvolta cambia anche il timbro della voce?
compagnia sul treno |
a borobudur |
a borobudur |
Sempre fuori città, ma dal lato opposto c'è infine Prambanan, un altro grandioso e imperdibile complesso di templi, altro fiore all'occhiello della regione. Bello, si, ma anche insieme Borobudur e Prambanan ad Angkor continuano a spicciaje casa.
Rima e Quick, due ragazze in vena di chiacchiere, la seconda velata, la prima no, sul treno Jogja-Solo (che sulle cartine magari trovate come Surakarta) mi raccontavano, oltre alla loro passione per gli italici cantanti -più o meno- Benji e Fede, che avevano scovato sul web, di come fosse bello il sabato farsi una bella gita a Solo per staccare dagli impegni della settimana. Questa città in effetti viene presentata come una delle più tradizionaliste e meno occidentalizzate dell'isola, fulcro della storia e dell'arte, ma nonostante disti solo un'ora di treno da Yogyakarta, le facce europee in giro sono pochissime, al contrario della folla (in gran parte francesi, invece a Sumatra c'erano tanti olandesi) che popola la famosa vicina.
per le strade di solo |
Surabaya invece è uno snodo dei trasporti e un punto di passaggio: la seconda città del paese è una grande metropoli trafficata e bistrattata dal turismo internazionale, ma non del tutto a ragione.
visita guidata al palazzo reale di solo |
Ora però sono a Malang, abbuffandomi di noodles nell'attesa della mezzanotte, quando una jeep mi verrà a prendere per portarmi sul vulcano Bromo a vedere l'alba. Finalmente saprò se i vari strati di vestiti, giacca invernale compresa, che ho dovuto mettere nello zaino sono adeguati o in eccesso (in quest'ultimo caso un po' mi roderebbe).
P.S. il succo di sirsak è davvero delizioso!
Vale la pena svegliarsi a mezzanotte meno dieci dopo nemmeno tre ore di sonno per montare su una jeep, farsi sballottare per altre tre ore e andare a intirizzirsi al freddo nell'attesa dell'alba per ammirare il vulcano Bromo?
Oh porca vacca: assolutamente si!
sul bromo |
agnetico e indimenticabile. E poi scendere in quel mare di sabbia cinerea ancora immerso nella nebbia mattutina per scalare le pareti del cratere e ammirarne l'interno ribollente...non si fatica a capire perché questa escursione sia una delle più gettonate di tutta l'Indonesia.
Partire per questa da Malang poi ha un vantaggio: il fatto che la città in questione, al contrario dell'altra principale località di partenza che a dispetto dell'inevitabile simpatia che suscita il suo nome (Probolinngo) viene descritta come abbastanza insignificante, sia decisamente graziosa; peccato non potervi dedicare più tempo, l'impressione è che se lo meriterebbe.
L'inconveniente invece è che poi per proseguire fino all'estremità orientale di Giava bisogna necessariamente rifare tappa a Surabaya, città che tuttavia in vari punti ha mostrato quell'anima asiatica che ha sempre stuzzicato i miei sentimenti.
verso il cratere del bromo |
Vale la pena svegliarsi a mezzanotte meno un quarto e farsi un culo come un secchio (scusate, ho fatto l'escursione insieme a tutti francesi e sono rimasto nel mood della loro lingua) camminando per 4km, di cui la metà abbondante di salita dura, per arrivare sul bordo del cratere per poi scendere nello stesso al fine di ammirare le fiamme azzurre che si sprigionano dalla terra per poi risalire con gli occhi che bruciano e il fiato mozzato dai vapori di zolfo che la maschera antigas non riesce a bloccare del tutto per andare ad ammirare l'alba sul lago celeste-grigiastro nel cratere?
Ri-porca vacca! Ri-assolutamente si!
bali alle spalle |
Il passaggio da Giava a Bali rappresenta un ideale giro di boa del mio viaggio e ora, dopo un trasferimento piuttosto faticoso, mi trovo a Ubud. Le prime impressioni sull'isola degli dei sono piuttosto contrastanti, così come in effetti lo erano anche le mie aspettative; non so quanto mi potrà piacere, quello che so è che non lascerò nulla di intentato.
P.S. conversazione in discesa dall' Ijen:
- hai un accento un po' particolare, da dove vieni?
- da Roma.
-...ah, ma sei italiano!
- Eh? Si, certo.
- E com'è che parli francese cosi?
Adelina (la mia prof. di francese al liceo) sarebbe fiera di me. Magari pure i mesi di stage a Toulouse hanno avuto la loro parte.
(continua nella seconda parte)
Dai uno sguardo al mio video dove compaiono tutte le località toccate in questa prima parte di viaggio:
(continua nella seconda parte)
Dai uno sguardo al mio video dove compaiono tutte le località toccate in questa prima parte di viaggio:
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