9 gennaio 2015
ingresso del wat suwankhuha |
il ponte per l'isola di phuket |
Oltre al tour alle isole Phi Phi, una delle escursioni più apprezzate è quella al parco nazionale marino di Ao Phang Nga, che si estende per una vastissima superficie nella parte più interna del grande golfo che caratterizza questa parte della Thailandia (che va da Phuket fino alla costa intorno a Krabi).
Girando per le strade di Patong ho visto un'agenzia che proponeva un prezzo particolarmente vantaggioso per questa escursione e così ne ho approfittato; c'è da dire però che in questo caso il prezzo dovrebbe comunque essere più basso che per l'escursione alle isole Phi Phi poiché, al contrario di quest'ultima nella quale un'imbarcazione veloce è consigliabile, lo svolgimento dell'escursione al parco nazionale marino coinvolge solamente l'uso dei classici minibus e delle long-tail-boat.
Anche l'ultima giornata a Patong è dunque cominciata con un'alzataccia per farsi trovare pronto nel momento in cui il minibus mi sarebbe venuto a prendere direttamente in hotel. Contrariamene alla volta precedente però, una volta finito il giro di raccolta dei partecipanti, il conducente non ci ha portato in un luogo di raccolta dove confluiscono tutti i vari minibus, ma direttamente alla prima tappa dell'escursione.
Il tragitto è piuttosto lungo, oltre un'ora, ma si snoda su tutta la parte settentrionale dell'isola di Phuket e poi si attraversa anche il ponte che collega l'isola alla terraferma, il cui aspetto è molto più selvaggio, fino ad arrivare al Wat Tham Suwankhuha, un tempio molto particolare perché si trova all'interno di alcune grotte. La visione di altari e statue di Buddha contenute in queste ampie cavità calcaree è piuttosto suggestiva, e il fascino è aumentato anche di più dalla presenza delle classiche formazioni carsiche sotterranee (leggi: stalattiti e stalagmiti) e dai percorsi possibili in alcuni cunicoli e cavità più strette.
Il complesso è inoltre immerso nella foresta e nei dintorni dell'ingresso vive anche una nutrita comunità di scimmie che sono ormai abituate alla presenza dei turisti e ben si prestano ad essere fotografate. Fuori dal tempio abbiamo anche fatto la conoscenza di colui che sarebbe stata la nostra guida per il resto dell'escursione.
Dopo un altro viaggio in minibus, molto più breve stavolta, si arriva dalle parti di Phang Nga, e precisamente nella zona dei moli, dove ci si imbarca sulle long-tail-boat che portano nei luoghi principali del parco nazionale marino.
Già solo dai moli si capisce di essere in un luogo spettacolare, perché questi si trovano alla fine di uno stretto canale circondato da mangrovie, e una volta partiti non si può che rimanere senza fiato davanti alla vista che ci si ritrova davanti.
La parte finale della baia di Phang Nga è infatti costituita da una sterminata foresta di mangrovie che ricoprono il panorama a perdita d'occhio, attraversata da un intricato labirinto di larghi canali che le popolazioni locali usano come vie d'acqua per i loro spostamenti e traffici. Il colpo d'occhio è ulteriormente impreziosito dalla presenza di decine di isolette di roccia calcarea che sbucano dall'acqua e dalla foresta come degli alti pinnacoli andando a formare un insieme veramente spettacolare.
Uscendo dalla foresta e dalla zona dei canali ci si ritrova in mare aperto, punteggiato però ancora da un gran numero di isole dalle pareti alte e frastagliate. Girando intorno a una di queste isole, sul versante che dà verso il mare aperto (il grande golfo in realtà è abbastanza chiuso e riparato dalla presenza delle due grandi isole di Ko Yao Yai e Ko Yao Noi che stanno proprio al centro dell'imbocco) si arriva alla tappa successiva del tour.
Il villaggio di Panyee è veramente un luogo particolare; chiuso a sud da uno sperone roccioso, sorge quasi interamente su palafitte ed è abitato da una popolazione di pescatori di etnia indonesiana e religione musulmana. Quasi tutto il fianco orientale del villaggio è costituito da moli dove le long-tail-boat scaricano i turisti direttamente nei ristoranti dove viene servito il pranzo ai gruppi dei tour organizzati. Anche in questo caso, come per il tour alle Phi Phi, il pranzo era abbastanza soddisfacente ma anche qui, come per il villaggio Tonsai a Phi Phi Don, il tempo rimanente per l'esplorazione della cittadina era poco. Muovendomi quasi di corsa sono tuttavia riuscito a fare un giro: l'uscita interna del ristorante immette direttamente in un vicolo che è un classico bazar in stile musulmano, con botteghe di souvenir e merci varie che si snodano su ambo i lati del vicolo per tutta la sua lunghezza (il turismo ormai come risorsa ha superato la pesca in questo villaggio).
Attraversando il bazar in direzione dello sperone roccioso si arriva a ridosso della moschea e ci si può inoltrare in qualche altro vicolo sgombro dai turisti e sbucare sull'altro lato dell'abitato, dove le abitazioni sono più caratteristiche. Camminare per Panyee è molto suggestivo e regala più di qualche scorcio pittoresco, e mi sarebbe piaciuto poter esplorare tutto l'abitato con più calma, ma era arrivato il momento di puntare verso l'attrazione principale della giornata.
Ko Phing Kan è una delle tante isolette della baia, ma da quando è stata protagonista del film di James Bond "L'uomo dalla pistola d'oro" è diventata uno dei siti più visitati della regione. L'isola è piccolissima e il piccolo molo è sempre ingombro di barche che devono fare addirittura a turno per scaricare e caricare i passeggeri, e allo stesso modo camminare per l'unico sentiero è come fare uno slalom tra la gente, ma il paesaggio è davvero suggestivo e per il famoso pinnacolo a cono rovesciato che compare nel film (e in milioni di foto) vale la pena di sopportare un po' di trambusto.
Da segnalare il fatto che la piccola baia interna dell'isola è l'unico luogo del tour dove si può fare un tuffo (l'acqua verde e limacciosa della zona di certo non invita a farlo nelle altre tappe), e che proprio in fondo al sentiero ci sono dei bagni inseriti in maniera quantomeno "curiosa" nell'ambiente (quelli femminili sono però ospitati in una capannetta).
L'ultima tappa del tour, sulla via del ritorno, è una piattaforma galleggiante situata all'imbocco dei canali nella foresta di mangrovie, dove chi vuole può, pagando un supplemento, prendere un kayak e avvicinarsi alla base delle pareti rocciose dell'isoletta situata lì accanto ed esplorare le piccole grotte semisommerse che vi sono, oppure rilassarsi sulla piattaforma godendosi il drink che viene offerto e scattare fotografie (io ho scelto questa seconda ipotesi).
Dopo quest'ultima sosta (che mi sarei volentieri evitato pur di avere più tempo per esplorare meglio il villaggio di Panyee), le long-tail-boat si ri-inoltrano nel labirinto di canali nella foresta di mangrovie fino ad arrivare al molo di partenza, dove i minibus sono già in attesa dei passeggeri da riportare nei rispettivi hotel; il viaggio di ritorno è andato via senza problemi e l'autista è riuscito anche ad evitare il traffico delle ore pomeridiane sfruttando le stradine di campagna di Phuket che ci hanno regalato qualche altro scorcio insolito e la possibilità di godere del tramonto sulla spiaggia di Patong.
Anche questa escursione si è svolta senza nessun tipo di problema e il Parco Nazionale Marino di Ao Phang-Nga è un luogo veramente interessantissimo e spettacolare; un tour dunque assolutamente da consigliare durante una vacanza a Phuket o nella regione circostante (per me è stata una degna chiusura del mio viaggio, visto che la mattina successiva un altro minibus, sempre direttamente dal mio hotel, mi avrebbe condotto all'aeroporto e da lì, con due ore di ritardo, un volo interno a Bangkok, dove in serata mi sarei imbarcato sull'aereo per Roma).
Leggi anche il Diario del mio secondo viaggio in Thailandia
wat suwankhuha |
wat suwankhuha |
foresta intorno alle grotte |
grotte del wat suwankhuha |
grotte del wat suwankhuha |
scimmie fuori dal tempio |
fuori dal tempio |
scimmie fuori dal tempio |
Anche l'ultima giornata a Patong è dunque cominciata con un'alzataccia per farsi trovare pronto nel momento in cui il minibus mi sarebbe venuto a prendere direttamente in hotel. Contrariamene alla volta precedente però, una volta finito il giro di raccolta dei partecipanti, il conducente non ci ha portato in un luogo di raccolta dove confluiscono tutti i vari minibus, ma direttamente alla prima tappa dell'escursione.
la foresta di mangrovie |
i moli |
canale nella foresta |
sul canale |
Dopo un altro viaggio in minibus, molto più breve stavolta, si arriva dalle parti di Phang Nga, e precisamente nella zona dei moli, dove ci si imbarca sulle long-tail-boat che portano nei luoghi principali del parco nazionale marino.
il golfo di phang nga |
la foresta di mangrovie |
lungo il canale |
panyee |
il golfo di phang nga |
isole calcaree |
Già solo dai moli si capisce di essere in un luogo spettacolare, perché questi si trovano alla fine di uno stretto canale circondato da mangrovie, e una volta partiti non si può che rimanere senza fiato davanti alla vista che ci si ritrova davanti.
panyee |
panyee |
dai moli di panyee |
panyee |
nel bazar di panyee |
panyee |
panyee |
panyee |
panyee |
panyee |
panyee |
panyee |
dal lato occidentale di panyee |
panyee |
isole del golfo |
isole del golfo |
il golfo di phang nga |
Ko Phing Kan è una delle tante isolette della baia, ma da quando è stata protagonista del film di James Bond "L'uomo dalla pistola d'oro" è diventata uno dei siti più visitati della regione. L'isola è piccolissima e il piccolo molo è sempre ingombro di barche che devono fare addirittura a turno per scaricare e caricare i passeggeri, e allo stesso modo camminare per l'unico sentiero è come fare uno slalom tra la gente, ma il paesaggio è davvero suggestivo e per il famoso pinnacolo a cono rovesciato che compare nel film (e in milioni di foto) vale la pena di sopportare un po' di trambusto.
ko phing kan |
la spiaggia di ko phing kan |
L'ultima tappa del tour, sulla via del ritorno, è una piattaforma galleggiante situata all'imbocco dei canali nella foresta di mangrovie, dove chi vuole può, pagando un supplemento, prendere un kayak e avvicinarsi alla base delle pareti rocciose dell'isoletta situata lì accanto ed esplorare le piccole grotte semisommerse che vi sono, oppure rilassarsi sulla piattaforma godendosi il drink che viene offerto e scattare fotografie (io ho scelto questa seconda ipotesi).
sulla spiaggia di ko phing kan |
bagni a ko phing kan |
grotte a ko phing kan |
grotte a ko phing kan |
Leggi anche il Diario del mio secondo viaggio in Thailandia
sulla via del ritorno |
il golfo |
la parte interna del golfo |
sulla via del ritorno |
grotte semisommerse e kayak |
piattaforma galleggiante |
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate un commento, sarà un piacere per me leggerlo e rispondere il prima possibile.